
PRATO – Comunicato della Procura di Prato guidata da Luca Tescaroli: sono stati confiscati 4 milioni di euro legati al mancato pagamento di imposte da parte di più imprenditori cinesi che operano a Prato nel settore tessile, “provenienti da fenomenologia criminale strutturata, articolatasi in contrabbando di tessuti e in plurimi reati tributari e societari, tra i quali l’emissione di fatture per operazioni inesistenti”.
Nella nota, firmata da Luca Tescaroli, viene spiegato che i reati erano prossimi alla prescrizione e il denaro sarebbe stato restituito agli imprenditori. la somma è stata invece ‘pignorata presso terzi’ dall’Agenzia delle entrate di Prato (ai sensi dell’art. 72-bis del d.p.r. 602/1973) e, poi, fatta affluire nelle casse dello Stato, nel quadro di un’iniziativa promossa da procura e Guardia di finanza di Prato, “nell’ambito del canale di interlocuzione previsto dal protocollo d’intesa trilaterale” siglato il 5 dicmbre del 2024.
“Si è così concretizzato – sottolinea il procuratore – il modello operativo integrato previsto in detto protocollo per impedire la restituzione agli indagati delle somme sequestrate di provenienza illecita e assicurare così all’erario la riscossione effettiva delle imposte dovute”, e “l’iniziativa si è rivelata decisiva dato che l’Agenzia delle entrate, pur titolare del credito erariale, non aveva titolo per agire autonomamente su somme vincolate in sede penale, in assenza di un’esplicita autorizzazione dell’Autorità giudiziaria”.
Secondo Tescaroli, il risultato conseguito, ovvero il definitivo incameramento di quattro milioni di euro, già depositati sul Fondo unico di giustizia, “rappresenta non solo un importante ritorno per gli interessi finanziari dello Stato, ma anche un esempio concreto di tutela avanzata del credito erariale e costituisce un segnale all’imprenditoria cinese che opera nella legalità: il crimine non paga”.