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Mattarella dal Papa: ha parlato di guerre e aiuti umanitari. Portando l’affetto dell’Italia. Poi visita Rondine di Arezzo

Mattarella dal Papa: ha parlato di guerre e aiuti umanitari. Portando l’affetto dell’Italia. Poi visita Rondine di Arezzo

Il Presidente Mattarella da Papa Leone XIV (Foto Vatican News)

Guerre, massacri, aiuti umanitari. Di tutto questo hanno parlato Papa Leone XIV e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Accompagnato dalla figlia Laura e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, il Capo dello Stato è arrivato in Vaticano di buon’ora ed è entrato nel palazzo Apostolico dove poi ha colloquiato a quattr’occhi con papa Prevost. Un colloquio cordiale che segue la tradizione di ottimi rapporti tra i capi di Stato italiani e il pontefice sin dalla nascita della Repubblica.

“Ho portato al Papa l’affetto dell’Italia”, ha infatti confermato il presidente poco dopo. Scarne le informazioni uscite dal Vaticano, ancor di più quelle trapelate dal Quirinale. 

“Durante i cordiali colloqui in Segreteria di Stato è stato espresso compiacimento per le buone relazioni bilaterali esistenti. Ci si è soffermati su temi di carattere internazionale, con particolare attenzione ai conflitti in corso in Ucraina e in Medio Oriente”, si è limitata a far sapere la Santa Sede.

Non è difficile però intuire quanto Mattarella e Prevost possano essere in sintonia particolarmente sulla linea rispetto ad Israele: al di là delle cifre spaventose di civili palestinesi uccisi, la drammatica crisi umanitaria provocata dalla chiusura dei valichi sta affamando “giovani e anziani”, come ha ripetuto più volte Mattarella in questi giorni. La ricerca della pace quindi, tema comune tra il nuovo Papa e il presidente cattolico progressista.

AREZZO – Sergio Mattarella ne ha parlato anche a Rondine cittadella della pace, spostandosi rapidamente dal Vaticano ad Arezzo.

“La pace come progetto condiviso tra cittadini e istituzioni: così sono nate la nostra Repubblica e la nostra Costituzione, da una spinta comune tra cittadini e istituzioni dopo la guerra appena subita”, ha spiegato Mattarella rispondendo alle domande dei giovani di Rondine, un’organizzazione che si impegna per la riduzione dei conflitti armati nel mondo e favorisce il dialogo tra avversari. Non a caso il presidente ha citato sant’Agostino per sottolineare l’importanza dell’impegno personale: “i tempi siamo noi, i tempi si modellano su quelli che sono i nostri comportamenti”.

Ma il passaggio più politico della lunga giornata presidenziale è stato, come ormai spesso avviene, sull’Europa. Si è trattato di un mix tra un invito ed un avvertimento a non fermarsi proprio ora in un mondo che cambia e dove le regole internazionali si sono sgretolate. “La pace si realizza ricostruendo un sistema di rapporti internazionali che ripristini il sistema delle regole. L’Unione europea – ha scandito Mattarella – deve divenire uno dei perni del dialogo nel mondo per ridisegnare un nuovo modello di coesistenza. Per far questo la Ue deve essere unita, deve essere più efficiente resistendo agli attacchi dall’interno e dall’esterno. Questo è il compito dell’Europa”. Di particolare rilievo l’accenno agli attacchi interni di una Unione che effettivamente sta combattendo con il rientro, potente e pericoloso per la sua sopravvivenza, di nazionalismi e, per usare un termine più alla moda, sovranismi.

“Oggi il compito dell’Europa – ha insistito il presidente – è quello di divenire uno dei perni di una mediazione internazionale per ridisegnare tutti insieme un nuovo sistema di sicurezza, di coesistenza e di collaborazione che allontani gli spettri che stiamo vedendo”. Un concetto che probabilmente Mattarella avrà condiviso con il Papa nel suo primo colloquio ufficiale.

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