
CASTIGLION DEL LAGO (PERUGIA) – Il grande progetto capace di portare acqua del Tevere in Toscana si sta realizzando: attraverso la diga di Montedoglio, ponendo fine alla sete della provincia di Arezzo e garantendo l’irrigazione alla Val di Chiana e alla Valtiberina, anche nei mesi estivi di maggiore siccità. Oggi, 7 giugno 2025, a Castiglione del Lago (Perugia) è stato firmato l’accordo di programma fra i presidenti delle regioni Umbria e Toscana, Stefania Proietti ed Eugenio Giani e dai segretari generali Autorità di bacino dell’Appennino Settentrionale, Gaia Checcucci, e dell’Appennino Centrale, Marco Casini, che hanno permesso di raggiungere un’intesa storica. Fortemente voluta dal commissario governativo contro la siccità, Nicola Dell’Acqua, che si è assunto il coordinamento e l’onere di promuovere il finanziamento dei diversi stralci di un’ opera nel suo complesso strategica a livello nazionale. Per soddisfare l’irrigazione della parte del sistema occidentale, saranno necessarie le reti secondarie per collegare i distretti 23, 38 e 39 per un importo di circa 76 milioni di euro.
Investimento indispensabile per coprire le necessità di una vasta area della Toscana, cuore pulsante della produzione agroalimentare, interessatissima a questo atto. Come ha dimostrato la presenza, al momento delle firme, dei rappresentanti delle amministrazioni comunali e del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno, al quale spetterà un importante compito operativo.
Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità di bacino dell’Appennino Settentrionale – che comprende Liguria, Toscana e una porzione dell’Umbria – sottolinea come il lavoro tecnico e scientifico compiuto per arrivare all’accordo, sia finalmente arrivato alla stretta finale.
“Sono molto soddisfatta – ha affermato – di aver posto le basi, insieme al collega Marco Casini, segretario dell’Autorità di bacino dell’Appennino Centrale, di un impegno che segna una tappa istituzionale indispensabile, anche secondo quanto dispone il codice sull’ambiente( art.158 dlgs 152/06) per razionalizzare l’utilizzo della risorsa idrica nell’Italia Centrale, assicurando circa 15 milioni di metri cubi all’anno alla Val di Chiana, 4 milioni alla Val Tiberina, e ponendo fine alla scarsità di risorsa nei mesi più secchi ma più importanti per l’agricoltura, ossia da giugno a settembre. Al contempo, così facendo, si potranno gradualmente ridurre, fin quasi ad azzerare, i prelievi sotterranei che impattano su oltre il 70% dell’acqua che viene utilizzata per i diversi usi, mettendo così in sicurezza le nostre falde che sono un tesoretto prezioso di cui non possiamo più abusare, pena la compromissione definitiva dello stato quantitativo della nostra risorsa. Quindi la chiosa: “L’accordo soddisfa gli usi e consente di salvaguardare l’acqua, mettendoci al riparo anche dalle più fosche previsioni di siccità legate ai cambiamenti climatici. Dunque sostenibilità ambientale, economica e sociale”.
La diga di Montedoglio, inaugurata nel 1992 in un’area che ricade nei comuni di Pieve Santo Stefano, Anghiari e Sansepolcro, in provincia di Arezzo, ha una capacità d’invaso di 168 milioni di metri cubi d’acqua, con una disponibilità di utilizzo fino a 146 milioni di metri cubi. L’accordo di programma faciliterà il completamento delle reti di distribuzione della diga di Montedoglio in modo da servire aree irrigabili che finora sono più limitate di quanto potranno esserlo una volta completate le opere previste dall’accordo di programma.
Il Pnissi (Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza del Settore Idrico), che è la leva economica nazionale dei finanziamenti va oltre le tre dorsali della diga (Montedoglio nord, centro e sud), per interconnettere nuove reti, aumentare la distribuzione dell’acqua e ridurre le perdite. Con l’intento di garantire, oltre ad aumentare (da 10 a 24,5 milioni di metri cubi l’anno) la dotazione di acqua potabile della provincia di Arezzo e zone vicine collegate.
Va anche sottolineato che l’accordo di programma, indispensabile per definire il riparto della quantità d’acqua a disposizione e laminare le piene quando piove troppo, istituisce anche un Comitato di vigilanza composto dal Commissario che lo presiede, dai Segretari generali delle due Autorità di bacino distrettuali e da un rappresentante delle regioni firmatarie, ossia Toscana e Umbria. Fra i compiti del comitato ci sono la verifica periodica che la gestione della risorsa idrica invasata nella diga di Montedoglio soddisfi i bisogni previsti e l’individuazione delle eventuali azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi e le finalità dell’accordo aggiornando le stime dei fabbisogni.
Le firme dei presidenti delle Regioni e dei Segretari delle Autorità di bacino, costituiscono dunque non un punto d’arrivo ma di partenza, superando una realtà socio economica ben diversa rispetto a quella dei decenni passati, puntando a soddisfare la necessità d’acqua di oggi ma, soprattutto, quella di un futuro che il cambiamento climatico renderà più difficile, con conseguenze su agricoltura, ecosistemi, popolazione.