
WASHINGTON – L’hanno chiamato “Martello di mezzanotte”. E’ l’operazione voluta da Trump per distruggere i siti nucleari sotterranei dell’Iran. Attraverso una potenza di fuoco da record, con decine di caccia di ultima generazione, i bombardieri stealth B-2, aerei da rifornimento, altri ancora per il tracciamento radar o le misure di disturbo elettromagnetico. Missili Tomahawk e centinaia di militari nei centri di comando a coordinare l’attacco contro i siti nucleari iraniani.
L’operazione ‘Martello di mezzanotte’ è il blitz aereo più imponente e sofisticato del nuovo millennio, 125 i velivoli coinvolti, portato a termine dalle forze statunitensi anche grazie a un tranello per distogliere i vertici militari iraniani e l’opinione pubblica mondiale e assicurarsi “l’effetto sorpresa”, il più decisivo nella storia militare di tutti i tempi. Il primo passo dell’operazione è stato infatti quello di far trapelare la notizia di un gruppo di B-2 partiti dal Missouri e diretti sull’isola di Guam, nel Pacifico occidentale, ha rivelato il generale Dan Caine, capo dello Stato maggiore congiunto Usa, illustrando il blitz con tanto di mappa.
La mossa è stata largamente percepita come una sorta di rinvio dell’attacco, i tempi lunghi dell’arrivo degli aerei sull’isola e il probabile coinvolgimento nell’operazione degli altri B-2 già dislocati in pompa magna nell’area, nella base Diego Garcia nell’Oceano Indiano. In realtà in Missouri decine di caccia intercettori riscaldavano i motori, pronti al decollo per scortare e aprire la pista a 7 bombardieri B-2, ciascuno con a bordo 2 bombe Gbu-57 Massive Ordnance Penetrator ad alta penetrazione. Un carico da oltre 180 tonnellate.
L’armata volante ha iniziato il suo lungo viaggio verso gli obiettivi sorvolando prima l’Atlantico e il Mediterraneo, arrivando infine – da quel che si mostra sulla mappa – sui cieli di Israele e quelli iracheni fino ai bersagli in Iran, dopo 18 ore ininterrotte di volo e continui rifornimenti in quota. Ad aprire il fuoco è stato però un sottomarino nel Golfo Persico che ha lanciato 30 missili Tomahawk contro l’impianto di Isfahan in due ondate, la seconda per coprire la successiva ritirata degli aerei.
Subito dopo a Fordow e Natanz i caccia hanno messo fuori uso i sistemi di difesa aerea, oltre 60 i dispositivi d’arma utilizzati, mentre i B-2 facevano il resto, sganciando in tutto 14 Gbu-57 da 13 tonnellate l’una. Immagini satellitari diffuse in giornata dai media internazionali mostrano almeno 6 crateri nell’impianto di Fordow, considerato il più ostico da colpire, concentrati in due punti: segno che i vari ordigni si sono aperti la strada in sequenza per detonare più in profondità.
Il “gruppo d’attacco” è “passato letteralmente inosservato”, ha sottolineato Caine, “nessuno se n’è accorto”. Poco prima dell’annuncio dei bombardamenti da parte del presidente Donald Trump, alcuni analisti americani avevano osservato che i martellanti raid dei caccia israeliani nel sudovest dell’Iran nella serata di sabato fossero tesi ad aprire la strada agli Usa, che avrebbero utilizzato proprio quel corridoio per colpire indisturbati.