
FIRENZE – Nell’omelia proclamata in Duomo per la solennità di San Giovanni Battista, patrono di Firenze, l’arcivescovo, monsignor Gherardo Gambelli, si è riferito a un episodio di Zaccaria: “Anche noi, spesso, siamo sordi alla parola di Dio e proprio per questo siamo muti, incapaci di parlare, specialmente quando si tratta di difendere la dignità dell’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, nel rispetto del valore della vita umana dal suo concepimento fino alla sua fine naturale. Vengono in mente le celebri parole di Martin Luther King: ‘Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti’”.
“Giovanni Battista – ha aggiunto l’Arcivescovo – proprio ritirandosi in regioni deserte, ha saputo mettersi in ascolto della Parola di Dio e vivere la docilità all’azione dello Spirito Santo, di cui era stato colmato fin dal seno di sua madre. Si tratta di mettersi in ascolto sincero gli uni degli altri e dello Spirito Santo, come ha ricordato recentemente Papa Leone nell’incontro con i vescovi italiani: ‘Perché solo dove c’è ascolto può nascere comunione, e solo dove c’è comunione la verità diventa credibile”.
In un altro passaggio, l’arcivescovo di Firenze ha sottolineato “l’urgenza che riguarda in particolare gli adulti, riguardo alla loro responsabilità di non ipotecare il futuro delle nuove generazioni. Elisabetta dice quel no che difende il figlio, aiutandolo a compiere quello che Dio si aspetta da lui e non quello che gli uomini si aspettavano da lui, per compensare semmai certe loro frustrazioni”.
Quindi, ha concluso Gambelli, “proprio nel rispetto reciproco all’interno della famiglia possiamo diventare artigiani di pace nel mondo, seguendo la bella esortazione di Papa Leone: ‘Ogni comunità diventi una casa della pace, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono. La pace non è un’utopia spirituale: è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione’”.