
Rivincita sull’erba nobile di Wimbledon. Cominciando con un cambio nello staff, tra fisioterapista e preparatore atletico ponderato e meditato da tempo. E soprattutto la voglia di riprendersi la vittoria perduta.
La scalata di Jannik Sinner a Wimbledon inizia da lunedì, con la coscienza orgogliosa della sua età di atleta coraggioso, capace di cambiare quando vede incrinature, falle nella sua macchina perfetta. La rinnovata caccia ad Alcaraz, il ‘nemico’ che non riesce ad abbattere e che lo ha trafitto alla finale del Roland Garros, parte da una rivoluzione, il ‘licenziamento’ di Marco Panichi e Ulises Badio dopo soli 9 mesi di collaborazione.
“Non c’è una ragione specifica per cui sono stati fatti questi cambiamenti. Non è successo nulla di eclatante. La finale del Roland Garros è stato un traguardo eccezionale, indipendentemente dal risultato. A volte bisogna semplicemente prendere una strada leggermente diversa”, ha dichiarato il numero uno del ranking, nel Media Day nel quale prova ad abbassare i toni, spegnere gli allarmi senza spiegare troppo il perchè di questa separazione.
“A volte le cose succedono. Il timing non è il migliore, ma avendo lavorato tanto il timing della decisione non dovrebbe influire tanto in questo torneo, che è speciale per me. Sono pronto per giocare, mi sto allenando bene. Non ho pensato a chi arriverà, le opzioni sono tante ma non è il momento adatto per pensare a questo”, ha aggiunto sottolineando che la decisione l’ha presa dopo Halle, torneo nel quale era stato accompagnato da Badio e dal coach Darren Cahill, concluso con l’eliminazione al secondo turno contro il futuro vincitore Alexander Bublik.
“Non avevo avuto molto tempo per staccare la spina dopo il Roland Garros. Non è andata nel modo migliore possibile, ma è andata. Ora voglio giocare qui il mio tennis migliore” ha proseguito analizzando con la sua proverbiale lucidità i passaggi che intende compiere per arrivare il più lontano possibile sull’erba di Wimbledon. Senza pensare, per ora, a quel che sarà, a come formare il nuovo team.
“Non ho pensato a chi arriverà, le opzioni sono tante ma non è il momento adatto per pensare a questo”, ha detto Sinner, a Wimbledon con i due coach Simone Vagnozzi e Cahill insieme all’osteopata Andrea Cipolla. Jannik però ha ben chiaro il profilo che dovrà avere chi entrerà nel team.
“Cerco persone che si adattino anche a tutti gli altri che sono nel team, che possano funzionare nel gruppo. Cerco persone oneste, di cui fidarsi”, facendo intendere quanto per lui sia importante la compattezza e una certa riservatezza, segno distintivo della sua carriera. Da qui le voci su quell’eccesso di visibilità dei suo compagni di team. Ora però c’è solo un traguardo da raggiungere, procedere per gradi passo dopo passo, erba dopo erba per provare ad arrivare, al suo 23esimo torneo Slam in carriera, alla prima finale a Wimbledon.
Diventerebbe l’undicesimo giocatore nell’era Open a raggiungere la finale del singolare maschile in tutti e quattro i tornei del Grande Slam. Sarebbe il terzo a farcela nell’era Open con meno presenze all’attivo nei Major, dietro solo a Jim Courier (19 partecipazioni) e Andre Agassi (22).