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Prato: stupri e violenze nel carcere della Dogaia. Nuove perquisizioni

Prato: stupri e violenze nel carcere della Dogaia. Nuove perquisizioni

Carcere della Dogaia a Prato (foto Ministero della Giustizia)

PRATO – Nuove perquisizioni e sequestri, disposti dalla Procura di Prato, sono in corso oggi, 8 luglio 2025, nel carcere della Dogaia alla ricerca di ulteriori telefoni cellulari che potrebbero essere rimasti nella disponibilità dei detenuti del penitenziario pratese. Impegnati nell’operazione agenti della Squadra mobile della questura di Prato, del nucleo investigativo della polizia penitenziaria, carabinieri e militari della guardia di finanza.

L’operazione, di cui dà notizia il procuratore Luca Tescaroli, è la prosecuzione delle indagini che da tempo interessano il carcere della città toscana dove, secondo quanto spiega il magistrato, c’è “una realtà criminale pervasiva”, degrado, violenza e connivenze che coinvolgono non solo i detenuti, ma anche alcuni appartenenti alla polizia penitenziaria. Tescaroli evidenzia che “i detenuti hanno dimostrato la capacità di gestire l’afflusso e l’occultamento di strumenti di comunicazione in maniera sistematica, spesso con la complicità o l’omissione di chi dovrebbe vigilare”

STUPRI E VIOLENZE SUI DETENUTI – Intanto e’ al vaglio della Procura la condotta di alcuni appartenenti alla polizia penitenziaria. Condotte che – informa la Procura – hanno indotto a sensibilizzare il prefetto e il questore di Prato al fine di valutare l’adozione delle necessarie iniziative a tutela dell’ordine pubblico esterno al carcere in occasione delle attivita’ di ricerca della prova in corso. Il ricorso e la gestione della violenza in seno alla struttura penitenziaria da parte di detenuti in pregiudizio di altri.

All’interno della struttura carceraria pratese”, si legge sempre nella nota della procura “si registrano svariate condotte a base violenta da parte di detenuti in pregiudizio di altri, che i sistemi di controllo non riescono ad arginare. Si sono verificati, al contempo, negli ultimi anni, gravi episodi di tortura e di violenza sessuale che rendono insicura, degradante e non dignitosa la vita da parte dei detenuti ristretti, gia’ privati del bene supremo della liberta’ in quanto ristretti in carcere per delitti commessi”.

Da segnalare “la violenza sessuale posta in essere nel settembre 2023, in piu’ riprese, da un detenuto di nazionalita’ brasiliana di trentadue anni, consistita nell’aver sodomizzato – con il ricorso alla grave minaccia di tagliargli la gola con un rasoio e alla violenza fisica, consistita nell’afferrarlo per il collo – il compagno di cella di trentatre’ anni di nazionalita’ pachistana. E in fase di notifica l’avviso di conclusione delle indagini preliminari”

Il secondo episodio “consiste nell’aver due detenuti, rispettivamente di trentasei anni e di quarantasette anni, torturato un detenuto omossessuale, tossicodipendente alla prima esperienza carceraria, cagionandogli acute sofferenze fisiche e un trauma psichico, sottoponendolo a violenza sessuale di gruppo e cagionandogli gravi lesioni, nell’arco temporale compreso tra il 12 e il 14 gennaio 2020, all’interno della camera detentiva della quinta sezione, ove erano ristretti. Sono risultati, infatti – alla stregua delle risultanze investigative, dopo alcuni giorni di percosse (schiaffi, pugni su braccia e spalle e ginocchiate all’addome e alla schiena) e offese verbali – comportamenti degli imputati tesi a costringerlo a praticare loro un rapporto orale, colpendolo due volte con una mensola di legno alla testa, con pugni e ginocchiate alle costole, minacciandolo di morte.

Successivamente, sincerandosi che gli appartenenti alla polizia penitenziaria non si avvicinassero, in orario pomeridiano, lo costringevano ad abbassarsi i pantaloni e a subire penetrazioni reiterate a turno. E nei giorni seguenti continuavano ad offenderlo, colpendolo con alcune mazze di legno sulle braccia e sulle gambe e attingendolo piu’ volte sulla testa con una pentola rovente. Quindi, lo costringevano, ancora una volta, a subire rapporti sessuali (sodomizzazione) e a praticare rapporti orali. Le condotte violente provocavano gravi lesioni alla vittima, fra le quali, la frattura composta della sesta costola destra, lividi ed ematomi su piu’ parti del corpo, lacerazioni” varie e “seri problemi psicologici con sintomatologia perdurata per quattro mesi dai fatti. Nei confronti degli indagati e’ stato disposto il rinvio a giudizio, dopo l’effettuazione di incidente probatorio, ed e’ in fase di celebrazione avanzata il dibattimento.

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