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Srebrenica: trent’anni fa il più grave massacro di civili dalla fine della seconda guerra mondiale

Srebrenica: trent’anni fa il più grave massacro di civili dalla fine della seconda guerra mondiale

Srebrenica (Bosnia): il ricordo delle vittime del massacro di 30 anni fa

Trent’anni fa, a Srebrenica, il più grave massacro di civili in Europa dalla fine Seconda guerra mondiale. Oggi, 11 luglio 2025, la città ha rivissuto il dolore e lo sdegno per quella strage indiscriminata compiuta dai serbo-bosniaci al comando di Ratko Mladic. Eccidio che segnò l’ora più buia dei sanguinosi conflitti fratricidi che negli anni Novanta sconvolsero e portarono alla dissoluzione l’allora Federazione jugoslava.

Il tempo non cancella l’orrore del genocidio. Anche sulla parola stessa è polemica. Non manca chi nega il genocidio. E parla “solo” di massacro. Con le migliaia di familiari delle vittime e comuni cittadini, alle commemorazioni in corso al Cimitero Memoriale di Potocari numerosi leader politici della regione balcanica, alti esponenti delle istituzioni Ue, ministri, alti funzionari, responsabili delle istanze giudiziarie internazionali.

Tra i primi a prendere la parola per la commemorazione è stata la giudice Graciela Gatti Santana, presidente del Meccanismo residuale internazionale per i tribunali penali all’Aja (ex Tpi). “Con questo triste evento, le emozioni vengono a galla. Sono momenti tristi per le famiglie delle vittime.

Trent’anni dopo, non tutte le vittime sono state trovate, e alcuni sospettati sono ancora in libertà, mentre altri si autoglorificano”, ha detto Santana. Per Serge Brammertz, procuratore capo del Meccanismo, si può rendere omaggio alle vittime “dicendo la verità. Il genocidio qui non è stato un crimine isolato. È stato parte di una pulizia etnica organizzata. La comunità internazionale chiama ciò che è accaduto qui con il suo vero nome: genocidio”.

“Siamo qui per rendere omaggio alle vittime del genocidio commesso a Srebrenica e Potocari. Non si tratta solo di rendere omaggio, ma anche di preservare la dignità delle vittime alla luce della relativizzazione e della negazione del genocidio. Grazie per averci invitato, noi che abbiamo fallito 30 anni fa”, ha detto da parte sua l’Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina Christian Schmidt. Rosemary DiCarlo, Sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari politici e la costruzione della pace, ha citato le parole del Segretario generale dell’Onu António Guterres: “Ammettiamo una dura verità. Abbiamo fallito 30 anni fa”.

La Commissaria europea per l’allargamento, la slovena Marta Kos, ha parlato in bosniaco. “Il dramma di Srebrenica è accaduto durante la mia vita, nella mia regione. Ci ricorda che l’odio e la disumanizzazione possono portare ai crimini più atroci. Onoriamo le vittime di Srebrenica difendendo i diritti che sono stati loro negati. Creiamo un futuro in cui saremo definiti solo da ciò che ci rende umani”, ha detto Kos.

Per l’ex presidente tedesco Joachim Gauck, “la comunità internazionale ha fallito, compresi noi tedeschi. Girare la testa non è un’opzione. Ancora oggi ci sono voci che distorcono i fatti, celebrano i criminali e negano il genocidio. Ci opponiamo fermamente a questo revisionismo storico. La pace in Europa non è mai stata garantita: deve essere preservata e difesa. Vi promettiamo, vittime di Srebrenica: i vostri nomi, le vostre storie, la vostra sofferenza e il vostro coraggio vivranno nei nostri ricordi. È nostro dovere dire chiaramente: mai più Srebrenica”.

Dopo la conquista di Srebrenica ad opera dei serbo-bosniaci, nonostante fosse area protetta dell’Onu, solo in pochi fra i disperati in fuga si salvarono. A 30 anni dalla tragedia di Srebrenica non sono pochi tuttavia coloro che continuano a negare il genocidio, con il procuratore capo del tribunale dell’Aja Serge Brammertz che ha denunciato un aumento del numero di negazionisti e di casi di glorificazione dei criminali di guerra.

Fermi nella negazione del genocidio di Srebrenica restano serbi e serbo-bosniaci, che lamentano dal canto loro i doppi standard e il silenzio della comunità internazionale sulle migliaia di civili serbi massacrati dalle forze bosniache musulmane a Bratunac e altre località vicine, nella stessa regione di Srebrenica, a ridosso del confine fra Bosnia-Erzegovina e Serbia.

Per il genocidio di Srebrenica e l’assedio di Sarajevo sono state emesse finora una cinquantina di condanne per oltre 700 anni di carcere a carico di ex militari, poliziotti e dirigenti dei servizi di sicurezza serbi. All’ergastolo sono stati condannati i due principali responsabili, il generale Ratko Mladic (83 anni) e Radovan Karadzic (80 anni), rispettivamente capo militale e leader politico dei serbi di Bosnia. Entrambi in precarie condizioni di salute sono detenuti il primo nel penitenziario del tribunale dell’Aja a Scheveningen, il secondo in un carcere dell’Isola di Wight, nel sud della Gran Bretagna. E oggi, a Srebrenica, la terra insanguinata è stata bagnata dalle lacrime.

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