
ARCIDOSSO (GROSSETO) – Il cane Virgola, splendido esemplare di segugio maremmano, fu ucciso brutalmente a gennaio 2020 ad Arcidosso, in provincia di Grosseto. La sua unica colpa è stata quella di non essere adatto per la caccia al cinghiale. Per la sua morte il tribunale di Grosseto ha condannato il proprietario e un amico, suo presunto complice, rispettivamente a 8 e 6 mesi di reclusione.
E’ quanto riferisce Lndc animal protection, associazione costituitasi parte civile al processo, che con la sua presidente Piera Rosati commenta: “Questa condanna rappresenta un segnale importante, ma la pena inflitta è ancora troppo lieve rispetto alla gravità del crimine commesso”, “serve accelerare la riforma della normativa sul maltrattamento e l’uccisione di animali, che siede in Parlamento da troppo tempo ormai, affinché i colpevoli paghino davvero per le loro azioni”.
I fatti contestati risalgono al gennaio 2020 a Arcidosso: il proprietario del cane, di nome Virgola, riferisce una nota dell’associazione, per disfarsene avrebbe proposto a un amico di abbatterlo. Quest’ultimo avrebbe così sparato un colpo di fucile alla testa del cane, gettandolo poi in un dirupo. Per cercare di sviare le indagini, il proprietario avrebbe denunciato falsamente la scomparsa dell’animale. “Sparare a un cane e buttarlo via come fosse un rifiuto è un atto di una crudeltà inaudita – commenta sempre Rosati”.
“Continueremo a batterci affinché la legge preveda pene più severe per chi si macchia di simili atrocità. Siamo abituati a pensare che i cacciatori che compiono questi gesti siano per lo più anziani, ma la triste realtà è che queste due persone hanno meno di 50 anni. Il fatto che siano relativamente giovani rende la cosa ancora più avvilente e sconcertante, non hanno nemmeno la scusante di una mentalità retrograda dovuta all’età”.