
Rischi per l’Italia “potrebbero esserci, ma non abbiamo segnali diretti”. A dichiararlo è il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Che aggiunge: “L’Iran ha sempre visto l’Italia come un paese non fra i più ostili, anche se abbiamo sempre condannato la costruzione dell’arma atomica”.
Quanto ai rischi, “non abbiamo segnali di questo tipo, però ci sono ovviamente perché ci sono presenze americane e presenze israeliane. Le tre ambasciate di Israele sono chiuse, le tre che sono a Roma. Massima sicurezza per i luoghi i culto ebraici, per i luoghi americani”, assicura poi e “dobbiamo lavorare per garantire la sicurezza cibernetica, non è escluso che possano esserci attacchi cibernetici, quindi è stato alzato livello di guardia. La nostra intelligence, le nostre forze dell’ordine, i carabinieri, la polizia la guardia di finanza e la polizia penitenziaria sono al lavoro. Allerta massima per evitare che ci siano attacchi che possano colpire obiettivi israeliani o americani o anche italiani”.
AMERICA BLINDATA – L’America si blinda, dopo l’attacco Usa in Iran. Le autorità federali e i leader di diversi importanti Stati e città, da New York a Los Angeles e alla capitale, stanno rafforzando le misure di sicurezza e monitorando potenziali minacce dopo i raid americani. “Le nostre risorse sono pienamente impegnate. Rimaniamo vigili. Dio benedica l’America e tutti coloro che la difendono”, ha scritto su X il vice capo dell’Fbi Dan Bongino. “Lavoreremo incessantemente per proteggere la patria americana”, ha scritto su X la segretaria alla sicurezza interna Kristi Noem. Anche i leader locali e le forze dell’ordine sono in stato di massima allerta.
BASI USA – L’ attacco all’Iran rischia di mettere nel mirino di Teheran gli oltre 40.000 soldati americani nell’area del Medio Oriente. Secondo gli esperti, infatti, Teheran risponderà all’offensiva su tre dei suoi siti nucleari e le truppe a stelle e strisce sono le più esposte. Gli Stati Uniti contano in Medio Oriente otto basi permanenti in sette Paesi: Egitto, Kuwait, Bahrain, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar.
In quest’ultimo Paese c’è la più grande, quella di Al Udeidche, che ospita più di 10.000 soldati ed è la sede del Us Central Command. La base ha avuto un ruolo strategico nelle operazioni in Iraq, Afghanistan e Siria. In Bahrain c’è la Naval Support Activity, mentre il Kuwait ospita Camp Arifjian, essenziale per il supporto logistico.
Al-Dhafra, negli Emirati Arabi Uniti, è strategica per per la raccolta di informazioni di intelligence e il sostegno offerto alle operazioni di combattimento aereo. La base ospita i Raptor-22 e molti droni. La base di Erbil, in Iraq, è infine usata per le operazioni nel nord dell’Iraq e in Siria.
STRETTO DI HORMUZ – Rischia molto anche lo Stretto di Hormuz, dal quale transita un terzo del petrolio mondiale e che l’Iran ha già minacciato di chiudere. Anche se una delle eventualità è che i pasdaran possano minarlo, costringendo la marina militare Usa a un’operazione lunga e pericolosa per rimuovere gli ordigni.