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Israele attacca: uccisi comandanti pasdaran e  capi dell’esercito. Teheran: “Vendetta”. Netanyahu: “Iraniani ribellatevi al regime”

Israele attacca: uccisi comandanti pasdaran e capi dell’esercito. Teheran: “Vendetta”. Netanyahu: “Iraniani ribellatevi al regime”

Missili iraniani nella notte diretti contro Israele

TEL AVIV – La cupola difensiva iraniana è crollata sotto i colpi degli attacchi di Israele che hanno ucciso i leader più importanti delle forze armate della Repubblica islamica e dei Guardiani della rivoluzione. I raid dello Stato ebraico hanno eliminato il comandante dei pasdaran, Hossein Salami, il capo di Stato maggiore dell’Esercito, Mohammad Bagheri, e anche Esmail Qaani, che guidava le forze Quds, il dipartimento d’élite dei guardiani della rivoluzione specializzato nelle operazioni all’estero e di fatto braccio operativo per l’esportazione della rivoluzione islamista, che ha supportato le milizie sciite in Libano, Siria e Iraq e gli Houthi yemeniti.

La Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, aveva nominato Qaani come successore di Qasem Soleimani, il generale ucciso nel 2020 a Baghdad per ordine del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che aveva guidato le più segrete e sanguinose operazioni iraniane all’estero e nemico giurato di Israele. Nell’ottobre 2024, si pensava che Qaani fosse stato ucciso o ferito dall’Idf insieme a Hashem Safieddine, successore di Hasan Nasrallah, a sud di Beirut. Anche Hossein Salami, ritenuto il falco dei pasdaran e ucciso da Israele, era stato sempre molto attivo nel coordinamento tra la Repubblica islamica e il cosiddetto “asse della resistenza”, formato dalle milizie sciite in Libano, Siria, Iraq e Yemen. 

Tutto questo è successo dopo che alle tre di notte di venerdì 13 giugno 2026, l’aeronautica israeliana ha preso il controllo dei cieli iraniani, colpendo siti militari e nucleari, decapitandone i vertici, e uccidendo “78 civili”. Dopo una giornata di minacce, in serata il regime degli ayatollah ha risposto con il lancio di almeno 150 missili balistici, alcuni dei quali hanno bucato la proverbiale difesa aerea israeliana: esplosioni, incendi e feriti lievi si sono registrati a Tel Aviv e a Gerusalemme mentre risuonavano le sirene, con la popolazione chiusa nei rifugi.

Teheran ha poi rivendicato di aver abbattuto due jet israeliani e di aver “catturato una pilota donna”, notizia smentita poi da Israele. I caccia di Tsahal hanno bombardato ininterrottamente “oltre 200 obiettivi”, tra siti nucleari, lanciamissili e droni, infrastrutture militari strategiche della Repubblica islamica. L’articolato comando militare iraniano è stato letteralmente decimato, così come la squadra di scienziati nucleari che ha guidato la corsa alla bomba atomica.

Netanyahu ha esortato gli iraniani a ribellarsi “al regime malvagio”. L’attacco preventivo annunciato nel cuore della notte dal ministro della Difesa Israel Katz ha ottenuto risultati attesi da decenni, ma con un prezzo da pagare: “Il regime sionista avrà un destino amaro e doloroso, con conseguenze gravi e distruttive. Apriremo le porte dell’inferno”, ha minacciato il nuovo comandante delle Guardie Rivoluzionarie, Mohammad Pakpour, nominato poco dopo dopo l’uccisione del potente predecessore Hossein Salami. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu aveva dichiarato di aspettarsi “diverse ondate di attacchi iraniani”.

La prima, con un centinaio di droni, è stata fermata dai sistemi di difesa che li hanno abbattuti prima che entrassero nello spazio aereo israeliano. Poi in serata l’allerta massima per un attacco dall’Iran – l’operazione ‘Vera Promessa 3’ – comunicata dall’esercito è arrivata sui telefoni cellulari di tutte le persone che si trovano nel territorio del Paese, preludio ad almeno tre ondate di missili balistici dall’Iran. L’operazione israeliana, denominata Leone Nascente, arriva alla vigilia del sesto round di colloqui tra Usa e Iran, previsto in Oman domenica, subito annullato.

“L’azione militare di Israele contro l’Iran è stata eccellente”, ha commentato Donald Trump. “Abbiamo dato a Teheran una chance e non l’ha colta. Sono stati colpiti molto duramente”, ha detto il presidente americano, indicando che ci saranno “molti altri attacchi”. Tuttavia, il commander in chief ha deciso di lasciare ancora una porta aperta alla Repubblica islamica: “Due mesi fa ha dato all’Iran un ultimatum di 60 giorni per fare un accordo. Oggi è il giorno 61. Ora hanno, forse, una seconda possibilità”, ha scritto su Truth. E ha ribadito: l’Iran “non può avere una bomba nucleare, speriamo di tornare al tavolo delle trattative”.

Il presidente ha poi aggiunto che era stato informato dell’attacco da Gerusalemme. Il premier israeliano ha invece affidato a un video il messaggio ai cittadini per spiegare la decisione di attaccare: “Stavano cercando di accelerare la produzione e fabbricare 300 missili balistici al mese, pari a 10.000 missili in tre anni, 20.000 in sei, ognuno con una tonnellata di esplosivo. È come far cadere autobus carichi di esplosivo sulle città israeliane: anche questa è una minaccia esistenziale”. Ma oggi a far cadere tonnellate di esplosivo sono stati i caccia dell’Iaf colpendo a più riprese l’impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz, quello di Fordow, e il sito di Isfahan. Secondo funzionari della difesa i danni sono ingenti, ma Teheran sminuisce: “Solo in superficie e non ci sono vittime”. 

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