
LIVORNO – Inchiesta della procura di Livorno sul rilascio di permessi antincendio e di agibilità a locali commerciali in cambio di somme di denaro o altre utilità. Sono 30 le persone indagate. Ipotizzati i reati, a vario titolo, di concussione, corruzione, falso in atto pubblico, autoriciclaggio e riciclaggio.
Per gli inquirenti ci sarebbe un preciso modus operandi illecito con al vertice il responsabile dell’Ufficio Prevenzione Incendi di Livorno all’insaputa dei colleghi. In concorso con professionisti del settore dell’antincendio e titolari di ditte antincendio, dopo alcune mancanze emerse in controlli a esercizi commerciali, il responsabile avrebbe costretto alcuni esercenti a pagare somme di denaro per evitare la chiusura delle attività o ritardi nella riapertura. Già da giorni è arrestato in carcere il dirigente provinciale dei vigili del fuoco di Livorno, ingegner Giuseppe Mazzotta, per le accuse di corruzione e riciclaggio.
Tra gli altri indagati, oltre ad un funzionario dei Vigili del Fuoco di Genova, figurano – riporta una nota – anche ispettori della Asl dipendenti del Dipartimento Prevenzione a Livorno, imprenditori, ingegneri, liberi professionisti (ingegneri e geometri). Tra questi ultimi, ce ne sono due di Collesalvetti con la qualifica di vigili del Fuoco volontari. La polizia giudiziaria ha eseguito numerose perquisizioni e anche intercettazioni. L’inchiesta è coordinata dal pm Antonella Tenerani e va avanti dal maggio 2023.
Nella perquisizione a casa del funzionario dei vigili del fuoco, gli investigatori hanno scoperto in una scatola da scarpe nascosta in un sottotetto, 170.000 euro euro in contanti, ritenuti parte del provento delle presunte operazioni di ‘agevolazione’ compiute, in anni, dall’ingegner Mazzotta. I soldi sono stati sequestrati su disposizione del gip. In casa di altri indagati, ritenuti presunti collaboratori dell’ingegnere negli illeciti, sono state ritrovate bottiglie di vino di marca pregiata ed un telefono cellulare di ultima generazione: sarebbero il premio per la sua opera di agevolazione di pratiche antincendio a favore di ditte e imprenditori vari.
Secondo gli investigatori poi, oltre alle presunte condotte concussive, lo stesso funzionario, abusando della funzione istituzionale, in cambio di utilità varie o somme di denaro (acquisite in contanti anche da parte di liberi professionisti compiacenti che glieli avrebbero consegnati dopo aver emesso nei confronti dei presunti corruttori false fatturazioni, oppure come ricompensa per gli introiti percepiti in relazione a lavori ottenuti grazie alla sua intercessione), si sarebbe adoperato, anche indirettamente, per consentire ai privati vantaggi in relazione a pratiche antincendio o per ottenere il parere favorevole dei vigili del fuoco alla concessione di aumento della capienza dei locali pubblici, fungendo da intermediario nei confronti di altri pubblici ufficiali affinché, anch’essi in cambio di utilità, compissero atti contrari ai loro doveri d’ufficio.
In particolare, sempre secondo gli inquirenti, il funzionario sia in prima persona che tramite i suoi sodali, avrebbe certificato, o concordato per far certificare, stati dei luoghi differenti da quelli reali, per garantire ai committenti il buon esito delle istanze. Avrebbe quindi asservito – questa è l’accusa – il suo ruolo istituzionale alla ricerca di utilità personale, incurante del conseguente rischio per la pubblica incolumità. In molti casi, sempre secondo l’accusa, avrebbe anche agito come consulente privato o ‘ingegnere ombra’ relativamente a progettazioni di impianti antincendio presentati tramite tecnici effettivamente incaricati dal committente, redigendo le pratiche che egli stesso sarebbe stato poi tenuto a controllare ed approvare nella sua veste istituzionale.