FIRENZE – Un concerto decisamente fuori del comune ha sbalordito ieri, 15 novembre 2024, il pubblico che gremiva la Sala Mehta del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, evidentemente attratto, oltre che dalla perizia di Federico Maria Sardelli (che conosce il Settecento come pochissimi altri), dalla particolarità dell’ospite, il sopranista Bruno De Sá, dalle qualità vocali effettivamente sorprendenti.
Nei primi due pezzi, “Lungi da te” da Mitridate, re di Ponto di Wolfgang Amadeus Mozart (sua prima opera seria) e nella splendida aria “Non cercar per ora… La gran vendetta ancora”, tratta da Il Mesenzio, re d’Etruria di Luigi Cherubini, opera rappresentata per la prima volta proprio a Firenze nel settembre del 1782, Bruno De Sá sembra perseguire più gli effetti virtuosistici che l’interpretazione, ma gli effetti sul pubblico fanno sicura presa; ben a suo agio appare col più noto Exultate, jubilate (K.165), mottetto scritto nel 1773 da Mozart appositamente per il castrato Venanzio Rauzzini; l’uso sapiente delle colorature e le tessiture acute e acutissime meravigliano gli spettatori, che si sentono proiettati indietro di oltre due secoli.
Molto “all’antica” (con tanto di clavicembalo in mezzo all’orchestra), ma anche molto bella, l’esecuzione, della Sinfonia n. 39 in mi bemolle maggiore K. 543 e una vera scoperta la Sinfonia Op. II, n. 2 in sol minore di Johann Anton Filz (1733-1760). Successo vivissimo, dovuto anche a un’orchestra in forma smagliante; avrebbe meritato di essere menzionato sul programma di sala il bravissimo Alessio Dainese, solista in “Lungi da te” (aria con corno obbligato).