
MILANO – Scontri, a Milano, fra i manifestanti al corteo dei centro sociali e le forze dell’ordine. Dopo che a Gallarate, in provincia di Varese, si era tenuto, in mattinata, al Teatro Comunale, il Remigration Summit, contestato raduno dell’ultradestra sul tema dell’immigrazione. Contro il raduno varie manifestazioni: un flash mob nella stessa cittadina e nel pomeriggio due cortei a Milano.
Il corteo era partito da piazza Cairoli. Ad aprire il corteo, al quale partecipano alcune centinaia di persone tra cui manifestanti provenienti anche dall’estero, uno striscione nero con scritto “Make Europe antifa again”. Prima della partenza sono stati accesi alcuni fumogeni e dalle prime file del corteo è partito il coro “siamo tutti antifascisti”.
All’altezza di via Carducci i manifestanti si sono fermati e hanno indossato i caschi, mentre lanciavano diversi fumogeni. Invece che proseguire per via Carducci, il corteo ha deviato per via Leopardi e ha svoltato per via Boccaccio dove ci sono stati contatti con le forze dell’ordine che hanno utilizzato manganelli e idranti.
In Piazza San Babila, a dare il via all’evento promosso da circa 70 sigle tra associazioni, partiti di sinistra e sindacati, era stato il gruppo musicale Modena City Ramblers con ‘Bella, Ciao’. Sul palco svettava uno striscione con la scritta ‘Buono come il pane, bello come l’antifascismo’, lo stesso del panificio di Ascoli Piceno.
Tante le bandiere in piazza, soprattutto quelle della pace, non mancano quelle del partiti, da Pd, Avs, Rifondazione comunista, oltre che della Palestina. In piazza è apparsa anche la segretaria del Pd Elly Schlein. “È grave che ci sia anche nel governo italiano chi dà sponda a raduni di questo tipo”, ha affermato.
“Noi siamo felici di questa bella partecipazione a Milano, ben più alta di quelli che si sono chiusi a Gallarate – ha aggiunto -, per ribadire concetti discriminatori che noi non accettiamo, che la Costituzione di questo Paese non accetta”. Ai giornalisti che le hanno chiesto se i principi del Remigration Summit sono in linea con quelli del governo Meloni ha riposto, “questo lo dovete chiedere a loro, perché dietro ai titoli non si capisce neanche che cosa ci sia se non odio intolleranza e discriminazione”. Fischi invece all’indirizzo di un intervento audio del sindaco Giuseppe Sala.