
Il calcio corre, va avanti, frenetico e forsennato, con semifinali, finali, play off, play out e partitissime varie. La gente guarda, tifa. Ma talvolta bisogna anche voltarsi indietro: come fa la famiglia di Bruno Beatrice, che fu mediano della Fiorentina negli anni Settanta. IU figli di Bruno, Alessandro e Claudia, sostengono che il loro babbo morì prematuramente per sostanze che sarebbe in qualche modo stato costretto ad assumere. E chiedono giustizia.
Così, uno striscione di 25 metri con la scritta “Giustizia per Bruno Beatrice” è stato esposto a Roma, davanti al palazzo della Corte Suprema di Cassazione, con la volontà di richiamare l’attenzione sulla morte prematura dell’ex calciatore della Fiorentina, avvenuta il 16 dicembre 1987, a soli 39 anni.
Secondo la famiglia ci sono sempre più certezze che dietro alla scomparsa dell’ex mediano ci possa essere stato l’uso di terapie nocive e di altre sostanze che possono avergli provocato danni seri alla salute fino a portarlo alla morte. La Procura di Firenze, nel 2009, chiese l’archiviazione del caso per prescrizione.
La moglie di Beatrice, Gabriella, morta due mesi fa, si era battuta per far luce su quella fine prematura del marito. Oggi sono i figli, Claudia e Alessandro, accompagnati dai nipoti di Gabriella e Bruno, Viola e Flavio, a portare avanti la battaglia in nome di tutta la famiglia e anche di tutti coloro che, come alcuni compagni di squadra di Bruno ai tempi della Fiorentina e delle altre società calcistiche, potrebbero aver subìto danni gravi dall’assunzione di quelle sostanze.
Lo striscione è stato esposto in piazza Cavour, davanti alla Corte Suprema di Cassazione, nel tentativo, come spiega il comunicato della famiglia, di richiamare l’attenzione della prima presidente della Corte, Margherita Cassano, e dei vertici dell’organo supremo della Giustizia ordinaria in Italia, sul caso di Beatrice. “Non ci fermerete nella nostra battaglia – dichiarano Claudia e Alessandro Beatrice – nè ora, nè mai. Vogliamo giustizia per Bruno”.