
PISA – I militari del Comando Provinciale di Pisa, nell’ambito di un’attività di indagine coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa, hanno individuato una sedicente dottoressa che lavorava in un ambulatorio di estetica clandestino, sottoposto a sequestro, allestito nelle vicinanze della propria abitazione.
I finanzieri della Compagnia di Pontedera, in particolare, hanno avviato una campagna di controllo e monitoraggio, su tutto il territorio di competenza, nei confronti degli operatori che, in assenza di qualifiche e autorizzazioni, effettuano trattamenti di medicina estetica. L’operazione di servizio, sviluppata con attività di osservazione, controllo e pedinamento, a seguito di un continuo e anomalo afflusso di persone, soprattutto di sesso femminile, nei pressi di un’abitazione privata, nel comune di Casciana Terme Lari (PI), ha portato all’individuazione di un soggetto che, senza alcuna abilitazione e privo di Partita Iva, avrebbe eseguito, oltre alle basilari prestazioni di bellezza, diversi interventi estetici, tra cui blefaroplastica, filler labbra, rinofiller, iniezioni sottocutanee di tossina botulinica e sostanze di dubbia provenienza, mesoterapia iniettiva e trattamenti per contrastare l’iperidrosi, taluni preceduti dalla somministrazione di un’anestesia locale.
I militari hanno perquisito l’abitazione e l’ambulatorio del medico abusivo, una donna moldava, di anni 33, ed hanno sequestrato il laboratorio, anch’esso abusivo, privo dei requisiti certificativi e autorizzativi da parte dell’Azienda Sanitaria Locale. All’interno dell’ambulatorio erano presenti un lettino ambulatoriale e altri arredi tipici di un centro estetico, nonché centinaia di strumenti e sostanze mediche e cosmetiche, tra cui siringhe, dispositivi medici iniettabili per via sottocutanea, attrezzature per “estetica avanzata”, tra le quali quella per il trattamento Anti-Aging e per la pulizia profonda del viso, tutti ad alto rischio per la salute dei clienti. Gli interventi estetici venivano pubblicizzati con post sui social media, tra cui Facebook, Instagram e TikTok.
Le tariffe per le prestazioni dello pseudo medico erano corrisposte tutte rigorosamente “in nero” e andavano dai 200 ai 300 euro per alcune tipologie di trattamenti e, comunque, di gran lunga inferiori rispetto a quelle applicate dai medici qualificati.
Alla donna è stato contestato il reato di esercizio abusivo della professione medica, un illecito gravissimo che in Italia richiede per la pratica della medicina estetica il possesso di una laurea in medicina e chirurgia e un percorso formativo specifico, come un master universitario.