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Prato: operai sfuttati e maltrattati, sequestrata ditta cinese

Prato: operai sfuttati e maltrattati, sequestrata ditta cinese

Il Procuratore di Prato Luca Tescaroli (foto Toscana Notizie)

PRATO – Il Gip per le indagini preliminari del tribunale di Prato ha eseguito il sequestro preventivo, delle quote sociali dell’impresa Arte Stampa srl con sede legale a Prato, operativa nel settore della stampa di tessuti per abiti da donna, gestita da imprenditori cinesi, dei locali della stessa ditta e di quanto contenuto, delle possidenze immobiliari e mobiliari della medesima impresa.

Il giudice ha convalidato il sequestro emesso in via d’urgenza dalla Procura e ha emesso un autonomo decreto di sequestro, ritenendo configurabili i reati di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, nonché di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nei confronti del titolare di fatto e del suo principale emissario nella gestione dell’impresa, già destinatari della misura cautelare personale, confermata dal Tribunale del Riesame.

Il gip ha, in particolare, sottolineato come l’esercizio dell’attività d’impresa sia stata esercitata mediante l’impiego di lavoratori stranieri presenti sul territorio, tutti versanti in uno stato di fragilità e di bisogno e sottoposti a ritmi di lavoro massacranti in un ambiente insalubre e privo di presidi volti a garantire le condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro, la salute e l’integrità fisica dei lavoratori, ponendo in rilievo come l’attività ordinaria fosse caratterizzata da alto rischio, perché svolta attraverso l’impiego di macchinari pericolosi (quali calandre, plotter industriali, ramose, generatori di vapore), attrezzature semoventi, come carrelli elevatori, per il cui impiego i lavoratori irregolari non erano stati adeguatamente formati.

Le indagini hanno individuato una condizione di sfruttamento lavorativo nei confronti di 14 dipendenti di nazionalità cinese privi di permesso di soggiorno e di almeno 4 ulteriori regolarmente presenti nel territorio dello Stato. La condizione di sfruttamento è consistita in 12 ore di lavoro (e in alcuni momenti anche superiore), 7 giorni su 7 lavorativi, con retribuzione non congrua sottosoglia minima legale (normalmente in contanti, salvo che per alcuni regolari ai quali veniva corrisposta una piccola parte con bonifico) e condizioni alloggiative e igienico sanitarie precarie, con un gruppo di lavoratori costretti a dormire sul luogo di lavoro e in un locale adiacente alla sede dell’azienda.

Un ruolo significativo nell’acquisizione delle risultanze di prova è stato svolto da 10 lavoratori che hanno assunto un atteggiamento di collaborazione con l’autorità giudiziaria, fra i quali, un lavoratore, che, dopo essere stato vittima di tentato omicidio mediante accoltellamento, avvenuto nella sede della ditta ora sequestrata, “ha intrapreso una proficua collaborazione con la giustizia”, come sottolinea il procuratore Luca Tescaroli in un comunicato. Sono stati nominati due amministratori giudiziari, spiega il procuratore Tescaroli, “al fine di verificare se sussistano le condizioni per riavviare l’attività e riportare alla legalità l’esercizio dell’attività d’impresa, regolarizzando la posizione dei lavoratori vittime di sfruttamento, ovvero, in caso di impossibilità di ripresa, di liquidare la stessa, in considerazione dell’ingente valore dell’azienda”.

Sono risultati assunti oltre ai 14 clandestini, 50 lavoratori, dei quali solo 6 inquadrati con un contratto di lavoro a tempo pieno, mentre gli altri sono risultati assunti con un contratto part time di quattro ore al giorno per cinque giornate a settimana. Le investigazioni sono state condotte con l’apporto degli appartenenti al Dipartimento della Prevenzione dell’Asl Toscana Centro e dei carabinieri del nucleo investigativo del Reparto operativo del comando provinciale di Prato.

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