
ROMA – Si stringe il cerchio nelle ricerche dell’uomo visto dai testimoni insieme con la bimba trovata morta, con segni di strangolamento, a pochi metri dal corpo della madre a Villa Pamphili a Roma.
Nelle ultime ore ha avuto un’accelerazione l’indagine della Procura di Roma con l’identificazione della donna, manca soltanto l’ufficialità. Gli inquirenti spiegano che ci vorranno ancora ”uno o due giorni” ma ci sono passi avanti nelle indagini condotte dalla polizia che nei giorni scorsi aveva diffuso le immagini dei tatuaggi che la donna aveva sul corpo.
L’identificazione dei tre sarebbe arrivata dopo che gli investigatori sono risaliti alla provenienza di una tenda da campeggio a igloo, con cui la donna, la piccola e l’uomo si sarebbero accampati a villa Pamphili, a Roma, poco distante da dove poi sono state trovate morte le due, a una distanza di 200 metri una dall’altra. Il giaciglio infatti, sarebbe stato fornito ai tre da un’associazione di volontari che assiste clochard e senza dimora nella zona e che dà assistenza solo previa identificazione di chi chiede aiuto.
Fondamentale la testimonianza di una operaia del servizio giardini, che cura il parco di villa Pamphili, che aveva visto la tenda e gli occupanti, bambina compresa, vicino alla siepe di oleandri, dove la donna è stata trovata morta e che le aveva intimato di andarsene perché era vietato il campeggio. L’autopsia invece, effettuata domenica pomeriggio all’istituto di medicina legale non ha chiarito le cause che hanno portato al decesso della donna, ma ha escluso il malore fatale provocato da una overdose di droghe classiche, come l’eroina e la cocaina.
Diverso invece il referto dei consulenti medici nominati dalla procura di Roma, stilato sulla morte della piccola. Il rapporto forense parla in questo caso di morte per strangolamento, e uno stato di forte denutrizione che evidenzierebbe un digiuno protratto per molti giorni. Questo particolare è stato confermato dalla totale assenza di ‘poltiglia gastrica’, nello stomaco e nell’intestino della bambina, di età compresa tra i sei e gli otto mesi d’età. Una vicenda quindi di miseria abbondono e marginalità, culminata con il delitto efferato di una neonata.