
Il sangue di Leonardo da Vinci (1452-1519) continua a scorrere nelle vene dei toscani. Cinque sono viventi. Uno è morto da poco. Lo hanno scoperto annunciata gli studiosi leonardiani Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato dopo oltre trent’anni di ricerche genealogiche, archivistiche e genetiche. La famiglia da Vinci, almeno nella sua linea maschile, non si è estinta: sei discendenti diretti – tutti toscani, ma nessuno originario di Vinci (Firenze) – condividono porzioni chiave del cromosoma Y, trasmesso di padre in figlio, che confermano una continuità genetica ininterrotta dalla famiglia di Leonardo fino a oggi.
Il più giovane degli eredi ha poco più di 40 anni e lavora come impiegato statale. Il più anziano ha 90 anni. Due vivono a Montelupo Fiorentino, due a Lastra a Signa, uno a Forte dei Marmi. Un sesto parente, recentemente scomparso, aveva ugualmente partecipato allo studio.
Nessuno di loro è un personaggio pubblico: uomini comuni, ignari fino a poco tempo fa di essere legati a uno dei geni più celebri della storia dell’umanità. Il risultato delle ricerche di Vezzosi e Sabato è contenuto nel libro “Genìa Da Vinci. Genealogia e genetica per il Dna di Leonardo”, pubblicato da Pontecorboli Editore con il sostegno della Richard Lounsbery Foundation e il patrocinio del Comune di Vinci. Il volume, presentato in anteprima al Teatro di Vinci dai due autori, è il frutto di una lunga ricerca coordinata a livello internazionale nell’ambito del Leonardo Dna Project, lanciato dalla Rockefeller University di New York.
La ricostruzione dell’albero genealogico da parte di Vezzosi e Sabato parte dal 1331 e abbraccia oltre 400 individui attraverso 21 generazioni. Grazie a una paziente analisi di fonti d’archivio e registri parrocchiali, gli studiosi hanno identificato 15 discendenti diretti in linea patrilineare, ovvero lungo la stessa linea maschile del padre di Leonardo e del fratellastro Domenico Benedetto.
Sei di questi hanno accettato di sottoporsi a test genetici, coordinati dal professor David Caramelli, direttore del Sistema Museale dell’Università di Firenze, insieme all’antropologa forense Elena Pilli. Le analisi hanno dato un esito sorprendente: il cromosoma Y dei sei uomini è compatibile e dimostra una trasmissione continua e coerente con la genealogia documentata della famiglia da Vinci. Ma il passo decisivo potrebbe arrivare a breve.
Il tassello mancante per completare il profilo genetico di Leonardo è il confronto con resti autentici. Per questo motivo, sono in corso scavi archeologici nella Chiesa di Santa Croce a Vinci, dove si pensa possano essere sepolti il nonno di Leonardo, Antonio, lo zio Francesco e alcuni dei suoi fratellastri. Una tomba è già stata individuata e da essa sono stati recuperati frammenti ossei: uno in particolare, compatibile per epoca e sesso con i familiari di Leonardo, è attualmente oggetto di analisi paleogenomiche presso i laboratori dell’Università di Firenze.
Se il Dna estratto da questi resti dovesse corrispondere a quello degli eredi viventi, si potrà finalmente comporre, con altissimo grado di attendibilità, il profilo genetico del genio di Vinci.
Ma perché tanto interesse per il Dna di Leonardo? Gli scienziati sperano che dallo studio del suo patrimonio genetico si possano ricavare informazioni fondamentali sulla sua salute, le sue capacità cognitive e sensoriali – in particolare l’acutezza visiva – e forse persino le cause della sua morte.
“Il nostro obiettivo – spiega Vezzosi – è duplice: da una parte ricostruire con rigore scientifico la genealogia della famiglia da Vinci, dall’altra valorizzare i luoghi legati a Leonardo e avvicinare il pubblico alla sua figura attraverso la scienza. Il Dns può raccontare ciò che i documenti non dicono”.