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Sinistra contro Israele, ma in ordine sparso. Schlein diserta la piazza di Roma

Sinistra contro Israele, ma in ordine sparso. Schlein diserta la piazza di Roma

La manifestazione di Roma contro il riarmo

ROMA – Pd, M5s e Avs si uniscono nuovamente per un’iniziativa parlamentare di condanna al governo israeliano, ma nella piazza contro il riarmo vanno in ordine sparso: Giuseppe Conte sfila accanto a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli; Elly Schlein – il cui partito non aderisce alla manifestazione – vola in Olanda per partecipare al congresso della coalizione laburisti-verdi. La divisione del campo progressista è uno dei tormentoni della manifestazione nazionale che parte da piazzale Ostiense per concludersi dopo circa quattro ore al Colosseo.

Una piazza molto composita, partecipata (100mila partecipanti secondo i promotori) e ‘benedetta’, a sorpresa, anche dal segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin: “E’ bene che ci sia una mobilitazione in generale per evitare la corsa al riarmo”. Cinquecento circa le sigle che aderiscono al corteo principale anti-riarmo: dalle Acli alla Fiom. “Abbiamo organizzato questa mobilitazione quando l’Ue ha deciso il piano di riarmo da 800 miliardi, poi in questi due mesi è successo di tutto: le folli richieste della Nato, il genocidio a Gaza che non si arresta, la guerra in Ucraina e ora l’ingiustificabile attacco unilaterale di Israele all’Iran. Siamo a rischio guerra mondiale”, afferma Raffaella Bolini, vicepresidente Arci, tra le organizzatrici della piazza.

Quattro le parole d’ordine: “No al riarmo, no alla guerra, no al genocidio e no all’autoritarismo”. Tra i partiti che aderiscono ci sono Avs, M5s e Rifondazione Comunista. Il Pd no, ma alcuni dem in piazza ci sono eccome: Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Arturo Scotto, Paolo Ciani, Sandro Ruotolo. Una presenza, che è “un atto politico”, dice più di uno, perché a marciare per la pace c’è “un pezzo di paese con cui bisogna interloquire senza avere paura anche delle critiche”. Esterne, ma soprattutto interne. Per Giuseppe Conte il corteo “ha un precedente, il 5 aprile. C’è un popolo, la stragrande maggioranza, che dice che la corsa al riarmo è una follia”, afferma.

“L’assenza del Pd una contraddizione? Chiedete a loro”, risponde diplomatico mentre sottolinea l’ultima mozione unitaria per chiedere la revoca del memorandum d’intesa con il governo israeliano nel settore militare e della difesa e la sospensione di qualsiasi forma di cooperazione militare con Israele. L’ex premier, che sfila fino alla fine tra gli applausi e i selfie con suoi sostenitori, deve incassare,insieme agli altri leader presenti (Fratoianni e Bonelli) anche i cori di contestazione di alcuni manifestanti dei Carc che gli passano accanto.

Angelo Bonelli punta il dito contro la premier: “La presidente Meloni ha umiliato l’Italia. La politica estera è ormai quella di Netanyahu e soprattutto di Trump”. La mancata adesione del Pd? “Tutto viene letto in chiave rottura del campo largo, questo campo è più unito che rotto”, risponde Nicola Fratoianni. Il leader di Azione è invece bersaglio di alcuni cori-sfottò di un gruppo di manifestanti: “Se si va in guerra al fronte va Calenda”. La replica, indiretta, è presto servita: “Il problema di questi ragazzi diciamo così inconsapevoli è che non comprendono che se rimarremo deboli e senza adeguati investimenti in difesa le possibilità di andare in guerra aumenteranno esponenzialmente”, scrive Calenda su X.

La manifestazione, in cui sventolano bandiere della pace e della Palestina, si chiude con un flash mob per Gaza al Colosseo: decine di manifestanti stesi per terra su lenzuoli bianchi. Ma se la piattaforma è unitaria, inevitabilmente, tra tante realtà differenti, non Lo sono le sue declinazioni. C’è chi grida: “Siamo tutti anti sionisti” e “fuori dalla Nato”, chi se la prende con l’Europa. In un secondo corteo più radicale, promosso da Potere al Popolo, Usb, Cambiare Rotta e il movimento degli studenti palestinesi, vengono bruciati manifesti che ritraggono le bandiere di Israele, dell’Ue e della Nato, “i simboli dell’oppressione” e una foto di Trump.

Vi partecipano tanti giovani e lavoratori: 30mila dicono i promotori. Critiche dal centrodestra: “Oggi abbiamo avuto conferma che in piazza a Roma è andato in scena l’ennesimo trionfo dell’incoerenza da parte del Movimento 5 Stelle e parte del Partito Democratico”, dice Pino Bicchielli di Noi Moderati. “Bruciare le bandiere di Israele vuol dire alimentare un antisemitismo che ha già portato ai momenti più oscuri della storia contemporanea”, l’accusa di Maurizio Gasparri.

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