
ROMA – “Non mi immaginavo questo percorso. Da giovane non mi allenavo quasi mai e giocavo alla pari con chi si allenava tutti i giorni e quello mi ha detto che avevo talento. Poi la scelta tra sci e tennis l’ho fatta scegliendo quello che mi piaceva di più. Poi ho avuto i genitori che mi hanno lasciato in modo molto tranquillo provare, e sono cresciuto molto velocemente come persona”.
Così Jannik Sinner nell’intervista rilasciata al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci. “Cosa serve per essere e restare numero uno? Serve tanto, servono sacrifici, momenti di difficoltà, serve la fortuna di non farsi male. Il talento è importante se lo combini con il lavoro, lì poi fai il botto. La calma e il gestire la pressione? Anche io ho scatti di rabbia, e anche tanti, ma giocare a tennis è come un gioco di poker. Ci sono momenti in cui sono più stanco, più nervoso, non sento la partita, mentre altre volte voglio far vedere che sono capace e non ci riesco. Ci sono tanti momenti dove non va tutto alla perfezione, ma alla fine è un gioco e a tennis devi giocare”.
“C’è chi ha parlato di crisi di panico? Noi abbiamo anche una vita fuori dal campo, come ce l’abbiamo tutti. Abbiamo il nostro lavoro dove vogliamo fare il meglio, però a volte si vede solo il giocatore che è in campo, ed è gusto che sia così. Siete tifosi, volete fare il tifo, però abbiamo anche una vita fuori dal campo, credo che finora ho sempre gestito abbastanza bene tutte le situazioni che ho avuto: nella mia testa giocare a tennis è importante, però fuori dal campo c’è una parte ancora più importante, che è proprio la vita privata, la vita familiare, anche con il team perché senza di loro non sarei nessuno”.