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Vasco a Firenze: due concerti alle Cascine con 130mila cuoricini. E le chiavi della città

Vasco a Firenze: due concerti alle Cascine con 130mila cuoricini. E le chiavi della città

Vasco Rossi (foto dalla pagina Facebook ufficiale)

Vasco Il Magnifico. Due concerti sold out per 130.000 persone e il più prestigioso riconoscimento: le Chiavi della Città.  Così Vasco Rossi arriva a Firenze: giovedì 5 e venerdì 6 giugno alla Visarno Arena nel Parco delle Cascine. E lunedì 9 giugno varcherà poi le porte di Palazzo Vecchio per ricevere le Chiavi della Città dalla sindaca Sara Funaro, con una cerimonia, alle 17, che si potrà seguire anche in diretta streaming e sul maxischermo allestito appositamente in piazza della Signoria.

Firenze, con Vasco, si prepara all’uragano di emozioni che solo lui sa portare. Due notti di rock puro, di vita urlata e cantata, di messaggi scolpiti nella pelle: è il Komandante a guidare la carovana più imponente della musica italiana. Dopo le anteprime a Bibione e la tappa torinese, il tour 2025 approda nel cuore della Toscana: 65 bilici, oltre 350 persone tra tecnici, musicisti, visual designer, fotografi e redattori, a cui si aggiungono ogni sera 1.000 addetti locali. Numeri da kolossal, come il suo palco e la sua musica. Il concerto è un manifesto di resistenza umana, un inno alla vita vissuta a pieni polmoni.

Questa volta lo grida fin dall’inizio, con una scelta sorprendente e mai vista: ad aprire lo show non è un classico energico, ma Vita spericolata. Iconica, filosofica, quasi sacra. Reinterpretata in un arrangiamento solenne, è il nuovo inno collettivo di un popolo che si riconosce in un’unica parola: Vita.

VaSCO la canta come fosse la prima volta: «Noi siamo una vita spericolata / vissuta, ostinata, complicata, fiera». Un’esplosione di significato, energia e identità. Il concerto è un viaggio – fisico, emotivo, spirituale. Ogni canzone una fotografia, ogni strofa un’affermazione di esistenza. Da ”Sono innocente” a ”Valium”, passando per l’indimenticabile ”Vivere”, fino ai brani più taglienti come ”Mi si escludeva” e ”Gli spari sopra”. C’è tutta la carriera del Blasco, ma filtrata da un presente che brucia, che si interroga, che non si accontenta.

E proprio nel presente vASCO trova la sua nuova forza: «Viviamo in un’epoca di odio, guerra, paura. Noi celebriamo la vita, tutta intera: le sue ombre e le sue luci». E lo fa anche con brani mai così attuali come Siamo qui, manifesto critico di un mondo dominato dalla tecnica e impoverito nell’essere. ”Siamo qui, pieni di guai…” – e chi ascolta, si sente compreso. La setlist è monumentale. Accanto agli evergreen, ci sono perle raramente eseguite: ”Quante volte”, ”E il tempo crea eroi”, ”Vivere non è facile”.

Il live è diviso in atti, come un’opera rock. Dopo un primo tempo emozionale e graffiante, la seconda parte si apre con un interludio musicale della band e riprende con l’ironia feroce di ”Buoni o cattivi” e ”Basta poco”, che ci sbatte in faccia lo specchio di un’umanità smarrita nei selfie. E poi, arriva il cuore. La terza parte è una vertigine: Senza parole, Sally, Se ti potessi dire… Canzoni da urlare con le lacrime agli occhi. L’epilogo è una sequenza sacra: Siamo solo noi, Canzone, Albachiara. Pioggia di coriandoli, stadio in delirio. Il tempo si ferma.

È Vasco, è magia. «Il mio è un concerto di luce», dice. E lo è davvero. Un viaggio di due ore e mezza, serrato, trascinante, senza un attimo di tregua, con un unico messaggio: vivere, qui e ora. «Il passato rende depressi, il futuro mette ansia. Solo il presente permette di essere felici». Classe 1952, oltre 800 concerti all’attivo, 200 canzoni scritte, 35 anni di stadi tutti esauriti. Vasco è molto più di un artista: è una voce generazionale, un faro in mezzo al caos, un traduttore delle emozioni collettive.

Dal 2013 porta ogni anno in tour uno spettacolo sempre nuovo e sempre sold out. Nessuno come lui. «Le mie canzoni non hanno bisogno di spiegazioni – dice – chi mi ascolta sa perfettamente cosa voglio dire. Perché parlo di vita, e tutti sappiamo cos’è». E se dovesse riscrivere oggi ”Vita spericolata”? «La riscriverei esattamente così. Perché sono le illusioni che ci tengono in vita. La realtà, in fondo, non è poi così bella».

Dietro ogni assolo che scuote l’arena, ogni nota che vibra nell’aria, c’è una squadra formidabile: la band di Vasco, una delle più affiatate e potenti del panorama musicale internazionale. Alla direzione musicale c’è Vince Pastano, anche alle chitarre, motore creativo e strategico di tutto il suono del live. Al suo fianco la chitarra solista è affidata a Stef Burns, presenza scenica e tecnica impeccabile, ormai colonna portante dello show.

Antonello D’Urso si muove con eleganza tra chitarra acustica, programmazione e cori, mentre il groove pulsante del basso è nelle mani esperte di Andrea Torresani. Alle tastiere c’è Alberto Rocchetti, storico collaboratore di Vasco, capace di cucire atmosfere ed emozioni con ogni accordo. Alla batteria, Donald Renda spinge con energia e precisione la macchina ritmica del concerto. A impreziosire il sound, la sezione fiati: Andrea Ferrario al sax, Tiziano Bianchi alla tromba e Roberto Solimando al trombone, per arrangiamenti che mescolano potenza e raffinatezza. Infine, la voce intensa e graffiante di Roberta Montanari ai cori, che completa il quadro con profondità e dinamismo.

Maestoso e imponente, il palco è un gigante tecnologico che domina lo spazio con i suoi 86 metri di larghezza, 25 di profondità e 28 di altezza. Sulla sua superficie si stagliano cinque schermi giganti – tre centrali, disposti a forma di V rovesciata e dritta, e due laterali curvi – che garantiscono una visuale perfetta da ogni angolo dello stadio.

Un’esperienza visiva immersiva, resa possibile dalla regia sapiente di Pepsy Romanoff, che ha costruito un mosaico di immagini evocative e potenti, in perfetta sintonia con il concept del concerto: la vita, in tutte le sue sfumature. Qui, ogni dettaglio è pensato per non far semplicemente assistere a uno spettacolo, ma per farlo vivere. Dalla musica alle luci, dai visual alle vibrazioni sotto pelle: Vasco, sul suo palcoscenico, non si limita a suonare. Scuote, scalda, fa vibrare.

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