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Maggio Musicale: applausi per «Der Junge Lord»

Maggio Musicale: applausi per «Der Junge Lord»

Una scena di Der Junge Lord (foto social MMF)

FIRENZE – Ha debuttato con successo, nell’ambito dell’87° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, Der Junge Lord di Hans Werner Henze (1926 – 2012), un titolo davvero da Festival, data la sua rarità (va in scena per la prima volta a Firenze e per la seconda in Italia, ma è la prima in lingua originale). È stata una scelta felice, quella di inserirlo in cartellone, perché davvero non merita l’oblio in cui era caduto da noi: è un’opera buffa che diverte davvero, molto teatrale. Esiste una buona registrazione di 60 anni fa, quella della prima assoluta, ma su disco non rende quanto sul palco, se si dispone di interpreti all’altezza, e in quest’occasione lo sono tutti.

Capita di rado di vedere uno spettacolo così accuratamente costruito come quello che è in scena al Maggio fino a sabato 31 maggio 2025: l’interazione fra palco e buca è costante e tutto funziona dall’inizio alla fine, con gran divertimento degli spettatori. Il pubblico che riempiva la Sala grande del teatro ha mostrato il suo apprezzamento con una decina di minuti di applausi e acclamando i numerosissimi artisti convolti via via che si presentavano sul palco.

Il Coro e le voci bianche del Maggio, che in quest’opera hanno la funzione di attori, oltre che di cantori (ed è ammirevole come coristi adulti e bambini abbiano affrontato parti irte di difficoltà curando al contempo la recitazione), tutti i solisti e i comprimari. L’attore “muto” che fa la parte del misterioso Sir Edgar, il direttore Markus Stenz, forse il esperto di Henze fra i direttori in attività al momento, e il team cui si deve la bella messinscena, ovvero il regista Daniele Menghini, che non si è risparmiato nelle prove e il risultato si vede. I ballerini della Compagnia KOMOCO con la coreografa Sofia Nappi assistita da Adriano Popolo Rubbio, lo scenografo Davide Signorini e la costumista Nika Campisi (scene, bellissimi costumi e luci sono ingredienti non secondari in questo gradevole spettacolo).

Sulla regia, per una volta, non c’è nulla da ridire: l’ambientazione è rimasta dove la voleva Henze, intorno al 1830, l’epoca di pubblicazione della seconda parte del Faust di Goethe (1832), ampiamente citato e recitato dalla scimmia ammaestrata-Giovane Lord. Tanto è la vicenda stessa, costruita dalla poetessa Ingeborg Bachmann sulla base di una novella del XIX secolo, a far emergere, dietro la bizzarra vicenda, la satira sempre attuale contro le avide classi superiori, nobili e alto-borghesi, che rifiutano seccamente il “diverso” (lo straniero Sir Edgar, quando declina tutti gli inviti mondani facendo dire al segretario che deve dedicarsi agli studi, attività praticata in tutta la cittadina solo dal giovane Wilhelm, che è anche l’unico ad accorgersi costantemente che “il re è nudo”). E sono pronti a infatuarsi in massa, imitandone abbigliamento e perfino i gesti più assurdi, di uno scimmione ammaestrato, purché celato sotto un’elegantissima mise all’ultima moda di Parigi (e qui regista e costumista si prendono la libertà di sostituire i “pantaloni alla parigina” del libretto con una lunga gonna di tulle, che tutti gli uomini si affretteranno poi a indossare a loro volta, accentuando la comicità). L’apparenza per gli ipocriti abitanti della cittadina è tutto, e naturalmente li inganna.

Ambientato da Henze e Bachmann in una cittadina tedesca che più tedesca non si può, la messinscena viene leggermente toscanizzata dal regista: l’opera è una grande caricatura e dunque tanto nelle scene quanto in due altre figure mute che si muovono sul palco si evoca il quotidiano satirico “Il lampione”, fondato da Carlo Lorenzini, in arte Collodi, nel 1848.

Uno spettacolo da vedere: due sole le repliche, mercoledì 28 maggio alle 20 e sabato 31 alle 15.30; biglietti ancora disponibili anche direttamente sul sito del Maggio senza l’aggiunta dei diritti di prevendita.

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