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Maggio Musicale: teatro gremito per la prima di «Rigoletto»

Maggio Musicale: teatro gremito per la prima di «Rigoletto»

Una scena di Rigoletto al Maggio (foto prove, diffusione ufficio stampa)

FIRENZE – In un Teatro del Maggio gremito ha debuttato ieri, domenica 16 febbraio 2025, la ripresa di un allestimento del Maggio Musicale Fiorentino del Rigoletto di Giuseppe Verdi, che andò in scena nel 2021 in piena “era covid” e attendeva il momento buono per essere riprogrammato, sia pure con esecutori diversi.

Alla direzione dell’Orchestra e del Coro del Maggio c’è stavolta Stefano Ranzani, che già venne a dirigere un Rigoletto a Firenze al tempo del vecchio Teatro Comunale; proprio per la sua lunga esperienza in questo titolo ci si sarebbe aspettati una maggiore incisività nei momenti più tragici, ma nel complesso la mano è sicura, l’Orchestra del Maggio suona bene e il Coro (che, come si sa, in quest’opera è solo maschile), è superlativo. Rigoletto è l’ispano-americano Daniel Luis de Vicente, debuttante sul nostro palco, ma non nel ruolo, che interpreta da alcuni anni in importanti teatri europei; voce molto potente ed estesa e buona dizione, è il più festeggiato dal pubblico alla fine. Molti applausi anche per l’aggraziata Gilda di Olga Peretyatko, la cui prestazione migliora via via che avanza il dramma. Non pareva invece al meglio della forma, oggi, Celso Albelo, la cui carriera decollò proprio col ruolo del Duca di Mantova 19 anni fa, e l’esperienza certo non gli manca.

La regia di Davide Livermore, ripresa fedelmente da Stefania Grazioli (Scene Giò Forma, costumi Gianluca Falaschi ripresi da Gian Maria Sposito, luci Antonio Castro riprese da Fabio Rossi, video D-Wok, assistente movimenti coreografici Elena Barsotti ), non è di quelle che aiutano il cast; fra le intenzioni dichiarate nel 2021 dal regista torinese c’era quella di rendere la vicenda ancora più cupa dell’originale: si parte dalla fine, col cadavere di Gilda a terra in una squallida stazione della metropolitana, fra tre spettatori impassibili, con lo sferragliare dei treni che invade la sala subito prima che gli ottoni attacchino il tema della maledizione; poi Gilda esce e si apre la scena su un festino in maschera che mescola citazioni dall’ultimo film di Kubrick, una sfilata di quadri sei-settecenteschi proiettati sullo sfondo e una palese allusione a una regia di Jonathan Miller che proiettava Rigoletto in un’atmosfera da gangster. Altro non è il Duca di Mantova in questo allestimento fiorentino, con una sua bisca di lusso che prende il posto della locanda-trappola di Sparafucile nella quale lavora la di lui sorella Maddalena vestita più o meno da Gilda: non quella del Rigoletto, ma quella del film con Rita Hayworth. La figlia di Rigoletto, invece, sta in una squallida lavanderia limitrofa alla solita metropolitana, che si vede sul fondo. Alla fine, come nella «Traviata», sempre con regia di Livermore (che avrebbe dovuto fare al Maggio tutta la Trilogia popolare, concludendo col Trovatore nella stagione 2022-2023, ma il commissariamento e la necessaria drastica revisione delle spese fecero saltare, almeno per il momento, la produzione), a terra resta la spoglia della protagonista femminile, mentre lei, che ha cantato tutto il finale stando in piedi alle spalle del padre che abbraccia il cadavere nel sacco (della spazzatura), di avvia verso un orizzonte di luce bianca. Indubbiamente un’idea di regia c’è, ma in questa dislocazione, come del resto avvenne un po’ anche all’ottimo cast del 2021, non è facile mantenere le sfumature che i personaggi di Verdi (e del suo librettista Francesco Maria Piave) avrebbero. Buona complessivamente la resa delle parti di contorno.

Repliche martedì 18 alle 20 (con Leon Kim nel ruolo del titolo), giovedì 20 alle 20 e domenica 23 alle 15.30; biglietti in esaurimento, in vendita anche online direttamente sul sito del Maggio

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