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Carciofo empolese, per riconoscere l’unicità serve un consorzio di produttori: l’appello agli agricoltori di zona

Carciofo empolese, per riconoscere l’unicità serve un consorzio di produttori: l’appello agli agricoltori di zona

Prima la creazione di un consorzio, poi il riconoscimento Igp: le tappe per la valorizzazione del carciofo

EMPOLI – Lo scorso 3 maggio si è tenuto alla Sagra del Carciofo di Pozzale, promossa da ormai 12 anni dalla Associazione La Costruenda, un incontro molto importante per il percorso partito in questi mesi per la valorizzazione e il riconoscimento dell’unicità del carciofo empolese. Noto fin dai primi dell’800 per le sue caratteristiche (prodotto tardivo, privo di spine, dal sapore delicato, dal fondo amaro), nel 2021 il carciofo empolese si è visto riconoscere dalla Regione Toscana lo status di Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT).

Ma questo non basta e l’amministrazione comunale sta iniziando un percorso per rafforzare il nome e il pregio di questo gustoso ortaggio coinvolgendo Regione Toscana, produttori, le Condotte locali di Slow Food, catene di distribuzione, Cooperative sociali interessate ad essere coinvolte nel percorso per sostenere l’occupazione di persone svantaggiate.

Il vice sindaco con delega alle Politiche Agricole ha spiegato, a margine dell’evento, che si è raccolto un primo interesse verso questa produzione, che al momento è limitata a pochi produttori sul territorio dell’Empolese Valdelsa e a livello più amatoriale. Grazie al confronto con le associazioni di categoria, SlowFood e la cooperativa sociale Sintesi Minerva, che impiega persone disagiate nella coltivazione del carciofo, è nata una base su cui poter lavorare per il futuro del riconoscimento dell’Igp (indicazione geografica protetta), passando prima per il riconoscimento di presidio Slow Food.

Il sindaco di Empoli ha ringraziato i presenti per questa importante opportunità di raccordo in vista di un unico obiettivo che lega tanti punti di vista e tanti pezzetti di un mosaico che vuole dare maggior valore a un prodotto unico come il carciofo empolese. La collaborazione in questo caso è fondamentale per riportare in alto il nome di una vera eccellenza.

All’incontro erano presenti il professor Gianluca Buccione, Alberto Rigatti in rappresentanza dell’organizzazione di categoria degli agricoltori, Cristina Dragonetti, presidente Sintesi Minerva, e Benedetto Squicciarini, presidente Condotta Slow Food Valdarno Inferiore, il quale ha proposto di lavorare fin da subito per il riconoscimento di Presidio Slow Food. Squicciarini in passato ha lavorato anche per il riconoscimento legato alla Cipolla di Certaldo, stendendo un disciplinare tutt’ora valido. Hanno presenziato anche due rappresentanti di ‘Carciofarte – Coltiviamo Cultura’, progetto che ha vinto il contributo SietePresente. Giovani e associazionismo realizzato da Cesvot e finanziato da Regione Toscana-Giovanisì, in accordo con il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, con il contributo delle 11 Fondazioni bancarie della Toscana.

La giornata si è conclusa con l’obiettivo iniziale di raccogliere produttori interessati all’iniziativa, incontrandoli in un appuntamento successivo e creando le basi per un consorzio.

CARCIOFO  E RECORD ITALIANI –  L’Italia è il primo produttore al mondo di carciofi, con il 35% di produzione mondiale. In Italia c’è una varietà di carciofo a denominazione Dop (Denominazione di Origine Protetta), il Carciofo spinoso di Sardegna, mentre ne esistono tre IGP: il Carciofo romanesco del Lazio, il Carciofo brindisino, il Carciofo di Paestum. Sicilia, Sardegna e Puglia sono le principali regioni produttrici del carciofo.

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