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Maltrattamenti sugli animali: il Senato approva decreto legge. Chi uccide rischia fino a 4 anni di carcere

Maltrattamenti sugli animali: il Senato approva decreto legge. Chi uccide rischia fino a 4 anni di carcere

ROMA – Il Senato ha approvato oggi, 29 maggio 2025, con il voto per alzata di mano, il provvedimento che prevede l’inasprimento delle pene per i reati contro gli animali. Il disegno di legge, che ha come prima firmataria la parlamentare di NM Michela Vittoria Brambilla, diventa così definitivo, visto che era già stato approvato alla Camera lo scorso novembre e non ha subito modifiche al Senato.

LEGAMBIENTE E WWF – “A dieci anni dall’approvazione della legge sugli ecoreati che prevede i delitti ambientali nel Codice penale, ora arriva un altro importante passo di civiltà, grazie all’approvazione definitiva del Ddl sui i reati contro gli animali. Finalmente, nel rispetto dell’articolo 9 della Costituzione, la legge riconosce gli animali quali vittime dirette dei reati e vengono inasprite le pene contro l’uccisione e il maltrattamento, gli spettacoli e le competizioni non autorizzate tra animali, anche con nuove procedure, in tema di sequestro e confisca. Un passo in avanti significativo che auspichiamo venga rafforzato dalla giurisprudenza”, questo il commento di Legambiente e WWF Italia.

“Questa legge, però, non coglie l’importante occasione di attuare la nuova Direttiva europea 2024/1203 sulla tutela penale dell’ambiente – aggiungono Legambiente e WWF – nella parte in cui impone ai Paesi membri di stabilire sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive anche per il contrasto dei crimini a danno degli animali selvatici, a partire dalla previsione di un minimo di 3 anni di reclusione per bracconieri e trafficanti e dal rafforzamento degli strumenti investigativi e di prevenzione. La riforma va completata quanto prima attraverso il recepimento di questa direttiva, introducendo nel nuovo titolo del Codice penale dedicato ai delitti contro gli animali anche il delitto di bracconaggio e traffico illecito di specie protette ed eliminando tutti gli ostacoli che oggi impediscono una repressione efficace del fenomeno.”.
Allo stesso tempo le due associazioni lanciano un monito al Governo Meloni. “Se da un lato l’approvazione del DdL per i reati contro gli animali rappresenta un passo importante, dall’altro lato l’intenzione del Governo di presentare un DDL caccia che di fatto legalizza il bracconaggio, eliminando le principali tutele per gli animali selvatici, svuoterebbe di significato le norme oggi approvate aumentando le diseguaglianze, in termini di tutela, tra gli animali d’affezione e gli animali selvatici e calpestando l’art. 9 della Costituzione.”

Le novità del DDL

Il provvedimento, composto da 15 articoli, si inserisce nel solco della riforma dell’articolo 9 della Costituzione, che ha riconosciuto agli animali uno specifico valore giuridico, stabilendo l’obbligo per lo Stato di tutelarne il benessere.

Entrando nel merito della legge, Legambiente e WWF sottolineano che per quanto riguarda l’uccisione di animali (544-bis), l’arresto passa dalla forbice tra 4 e 24 mesi a quella tra 6 e 36 mesi e l’ammenda va da 5.000 a 30.000 euro; per il maltrattamento degli animali (544-ter), l’arresto passa da 3 a 18 mesi a 6-24 mesi; gli spettacoli e le manifestazioni vietate (544-quater), vengono sanzionati con l’ammenda che passa da 3mila a 15mila euro a 15mila-30mila euro; i combattimenti clandestini (544-quinquies), prevedono l’arresto da 24 a 48 mesi (era da 12 a 36 mesi).

Sono state anche inserite circostanze aggravanti che determinano, per questi reati, un aumento della pena se i fatti sono commessi alla presenza di minori, nei confronti di più animali oppure se l’autore diffonde i reati commessi attraverso strumenti informatici o telematici, immagini, video o altre rappresentazioni. In tema di responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni, anche prive di personalità giuridica, la legge introduce la sanzione pecuniaria fino a 500 quote per l’ente, in relazione ai delitti previsti dagli articoli 544-bis e seguenti e all’articolo 638 del Codice penale, commessi a suo profitto o vantaggio dai dirigenti o dalle persone sottoposte alla loro vigilanza.

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