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‘Ndrangheta, giudici di Milano: “Commissariata Banca Progetto, finanziamenti a imprese e clan”

‘Ndrangheta, giudici di Milano: “Commissariata Banca Progetto, finanziamenti a imprese e clan”

Tribunale di Milano

MILANO – Soldi alla ‘ndrangheta: finanziamenti pubblici sarebbero passati da Banca Progetto a più società vicine alla ‘ndrangheta. E’ la tesi sostenuta dalla procura di Milano, e condivisa dal Tribunale, che ha disposto l’amministrazione giudiziaria dell’istituto di credito (amministratore giudiziario Donato Maria Pezzuto) sostenendo che “il denaro ottenuto è stato distratto dalla sua primaria finalità – per come rappresentata nelle richieste di finanziamento – per essere cannibalizzato dalla compagine criminale che ne ha ricavato ingenti guadagni”.

Nell’inchiesta milanese, nove società avrebbero beneficiato, tra il 2019 e il 2023, di finanziamenti ‘facili’ per 10 milioni di euro da Banca Progetto, assistiti dalla garanzia pubblica. L’erogazione dei finanziamenti “ha palesato l’assoluta inadeguatezza dell’intera filiera bancaria che ha abdicato o totalmente pretermesso le minimali regole di diligenza e prudenza che disciplinano i rapporti finanziari di qualsivoglia natura e genere”.

Per i giudici, “l’erogazione dei finanziamenti ha palesato l’assoluta inadeguatezza dell’intera filiera bancaria che ha abdicato o totalmente pretermesso le minimali regole di diligenza e prudenza che disciplinano i rapporti finanziari di qualsivoglia natura e genere”. Per il Tribunale è emerso “in modo eclatante un modus operandi dell’istituto di credito opaco e discutibile che di fatto ha integralmente trasferito il rischio di insolvenza – in concreto verificatosi – sullo Stato, atteso che per la pressoché totalità dei finanziamenti scrutinati e stata attivata la garanzia del Fondo Mcc, con ciò determinando il paradosso che il denaro confluito nelle casse della consorteria criminale risulta di provenienza statale”.

Non solo. I funzionari di banca si sono relazionati direttamente con Maurizio Ponzoni, processato per bancarotta fraudolenta con l’aggravante del metodo mafioso, “che nulla ha a che fare con le società beneficiarie del prestito, avendo dunque ben chiaro che il vero referente/destinatario degli importi erogati era lui, senza attivare alcun controllo sulla sua persona”.

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