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Lorenzo Baglioni, 10 anni di carriera raccontati a Toscana Post

Lorenzo Baglioni, 10 anni di carriera raccontati a Toscana Post

Lorenzo Baglioni, nato a Grosseto, originario di Greve in Chianti è un toscano doc che 10 anni fa iniziò il suo percorso artistico presentandosi al grande pubblico con video su youtube che presto arrivarono a numeri importanti in visualizzazioni. Da quel momento una carriera fatta di musica, Tv, cinema, teatro. Una cifra artistica poliedrica dai molti linguaggi.
Lorenzo è un amico di Toscana Post, fu lui a battezzare l’avvio e la messa on line del nostro sito con una presentazione a Firenze il 4 ottobre del 2024.

Lorenzo tordini ph (14)


Lorenzo Baglioni, sono passati 10 anni dai primi video su youtube e di cose ne sono successe. Canzoni, film, TV e anche una partecipazione a Sanremo. Qual era il suo obiettivo prima di partire? Ha raggiunto il traguardo?
L’obiettivo era proprio terra terra: riuscire a fare diventare una mia grande passione un mio lavoro. La passione per il mondo dello spettacolo a 360 gradi. Nasco chitarrista classico, presto nasce in me la voglia di provare a fare il conservatorio e contemporaneamente le prime band con mio fratello e con gli amici del paese di Greve in Chianti, erano pezzi nostri, ma anche tribute band. La partenza è stata questa e poi una continua evoluzione fino ai primi video su youtube. Mi chiedevo se tutte queste idee e passioni potessero diventare una professione. In questo senso il mio obiettivo è stato raggiunto, oggi è la mia professione e la realtà ha superato le aspettative.


La svolta in questo percorso?
Ci sono alcuni passaggi che io ritengo fondamentali in questo cammino. Il primo è il video “Le ragazze di Firenze”, quello fu un cambiamento forte, c’è un prima e un dopo sia in termini di visualizzazioni, da mille/duemila a centinaia di migliaia – oggi oltre un milione – ma anche gli spettacoli passano da un pubblico di qualche centinaia di persone a migliaia di spettatori. “Le ragazze di Firenze” è sicuramente uno dei primi snodi, il secondo è la canzone con Jacopo Melio, con quella canzone si capisce che possiamo andare oltre i confini regionali e apre a un pubblico diverso. Il terzo snodo è “Il Congiuntivo” una canzone didattica che poi diventa album prodotto dalla Sony, trasmissione TV e subito dopo addirittura il festival di Sanremo, nel 2018,
ha dato una base solida e la giusta chiusura a tutto quello che abbiamo costruito prima.

Lorenzo tordini ph (18)


Il più grande orgoglio e il più grande rimpianto?
Il più grande orgoglio è quello di aver prodotto dei contenuti che rimangono negli anni. Siamo in un momento in cui, per noi creativi, le regole del gioco imporrebbero contenuti molto brevi e veloci, molto instant, che hanno la peculiarità di durare molto poco nel web. Noi siamo riusciti a creare contenuti che si differenziano da questa caratteristica di brevità e scomparsa, i nostri non sono contenuti cotti e mangiati che si esauriscono in pochi giorni. Abbiamo prodotto canzoni didattiche che grazie agli insegnanti durano negli anni e vengono usate continuamente. Il più grande rimpianto artistico è quello di non aver fatto il Sanremo dell’anno
dopo quello della mia partecipazione, sarebbe stato bello e importante, la canzone che avevamo proposto era “L’arome secco sé”, un testo potente che poi ha avuto molto successo.


Musica, recitazione ma anche conduzioni TV fra tante lo “Zecchino d’oro” su Rai 1, patrimonio di generazioni e generazioni. Guardando al futuro, dovendo scommettere su di sé, si vede in musica o in tv?
A me piace abbracciare diverse situazioni artistiche, la poliedricità è forse la cosa in cui mi sento comodo e che mi rappresenta di più. Fare il conduttore è proprio una di quelle cose che ti permette maggiormente di spaziare fra più ambiti artistici. Puoi cantare, puoi fare un monologo comico, ma anche affrontare momenti più emozionali e istituzionali. La TV mi piace e la vorrei continuare a fare. Ci sono molti progetti, spero possano andare avanti.


Una delle sue ultime fatiche è “Un milione di cose”, brano dedicato a ragazze e ragazzi nello spettro autistico. Musica ma anche impegno e sensibilizzazione sulla disabilità. Come è arrivato a questo lavoro? E cosa le ha lasciato?
La canzone nasce in maniera molto naturale.
Incontrai per caso Franco, papà di Andrea al festival della comunicazione di Camogli in cui mi esibivo. Lui
ascoltò la mia canzone, avevo portato su quel palco “L’arome secco sé” e ne
rimase colpito. Fu lui a propormi di fare una canzone sull’autismo. Mi incuriosì e mi piacque subito l’idea. Mi venne in mente una frase di Jacopo Melio che dice: “io non sono la mia carrozzina, sono molto di più e pensai che quella frase potesse essere lo spunto per lavorare anche sullo spettro autistico. Talvolta sbagliando, con superficialità, etichettiamo le persone come autistiche, ma in realtà come tutti noi sono “Un milione di cose più una”.


Fra dieci anni, cosa le piacerebbe poter raccontare?
È sempre difficile fare previsioni perché non sai chi sarai fra 10 anni, però se tutto dovesse rimanere come ora mi piacerebbe continuare a fare quello che faccio adesso, raccontare ancora storie e storie diverse. L’ultimo spettacolo si chiama “Canzoni a Calori” proprio perché lo spettacolo assomiglia alla tavolozza di un pittore, tanti colori buttati lì, l’uno accanto all’altro, vari linguaggi e temi che possono anche sembrare non entrarci nulla l’uno accanto all’altro, ma che insieme fanno la mia cifra artistica. Una volta si parla di autismo, la volta dopo si fa una cosa goliardica e scanzonata. Vorrei continuare a farlo, anche nei prossimi 10 anni.

Lorenzo tordini ph (16)
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